Difesa dalle avversità e impatto ambientale
La spergola, come tutte le piante viventi sulla terra, può essere oggetto di avversità abiotiche, cioè di origine non biologica, e biotiche, ovvero di origine biologica, che varieranno per numero/tipologia e intensità in funzione delle caratteristiche del luogo dove è stato posizionato il vigneto.
Tra le avversità abiotiche frequenti nel nostro areale ricordiamo: diverse carenze come quella ferrica e idrica (soprattutto in collina), il rischio crescente di grandinate e gelate, ma soprattutto il disseccamento apicale del rachide.
Questa fisiopatia si presenta in alcune annate, dalla invaiatura fino alla raccolta, ed è causata dal disequilibrio nel rapporto tra calcio+magnesio e potassio. Ne sono effetti scatenanti l’abbondanza di acqua, soprattutto se avviene dopo un periodo di lunga siccità, e l’eccesso di azoto.
Tra le avversità biotiche, dobbiamo distinguere tra territorio di pianura, di alta pianura e di collina.
Sfide e strategie di difesa nei vigneti di Pianura e Collina
Nei pochi vigneti di pianura, la spergola è potenzialmente soggetta a tutte le problematiche della vite in generale: Peronospora, Oidio, Botrite, Escoriosi, Marciume acido, Mal dell’Esca, Fitoplasmi, Virus eccetera, e la sua suscettibilità cambia a seconda dell’andamento climatico e delle tecniche di coltivazione operate dal viticoltore, soprattutto per quello che riguarda la gstione della chioma e le strategie di difesa. Tra gli agenti di danno fitofagi (insetti, acari eccetera), vale la pena ricordare la Tignoletta, l’Acariosi (Calipetrimerus vitis), l’Erinosi, le Cicaline (principalmente lo Scafoideo), le Cocciniglie, il Bostrico e così via.
Nella zona pedecollinare-collina, le problematiche sono decisamente inferiori proprio per le caratteristiche climatiche di questi territori. Pertanto, fatta eccezione per annate eccezionalmente piovose e umide o per zone particolari come i fondovalle, non sono normalmente un problema la Peronospora e la Botrite, in quanto questi territori sono caratterizzati da costanti brezze che non favoriscono il proliferare di parassiti fungini. Per contro, in tali condizioni pedoclimatiche, la spergola è maggiormente sensibile all’Oidio, fungo che predilige ambienti freschi e bassa umidità. La Botrite, in collina, è un problema solo nei vigneti posizionati in fondovalle, dove è minore la circolazione dell’aria.
Per quanto riguarda i parassiti animali, questi possono essere presenti, come l’Acariosi o le Cocciniglie, ma raramente raggiungono livelli di pericolosità, richiedendo solo interventi localizzati. Fa eccezione la lotta obbligatoria allo Scafoideo, in quanto vettore della Flavescenza dorata, purtroppo presente anche sulla spergola.
Impatto ambientale nei vigneti collinari
Infine un cenno a un pericoloso ritorno: negli ultimi anni in diversi vigneti della collina sono state segnalate, su foglie di viti giovani, le galle tipiche sulla pagina inferiore e le formazioni pilifere su quella superiore, causate dalla reazione morfologica della vite alla presenza dell’afide/Fillossera (Daktulosphaira vitifoliae)!
In merito all’impatto ambientale della coltivazione della spergola, possiamo sicuramente affermare che da sempre è decisamente “sostenibile”, per dirla come è di moda adesso! Infatti, da quanto sopra accennato, la difesa fitosanitaria è gestita facilmente dalla maggior parte delle aziende vitivinicole. Negli ultimi anni sono in aumento le aziende che adottano sistemi di coltivazione biologica e biodinamica o di produzione integrata volontaria, metodo molto più restrittivo rispetto alla difesa integrata obbligatoria. Escludendo, pertanto, poche annate particolarmente sfavorevoli, di norma la difesa della vite nel territorio della spergola si concretizza in pochi trattamenti fungicidi necessari sicuramente contro l’Oidio, la Peronospora ed eventualmente la Botrite e un trattamento insetticida obbligatorio contro lo Scafoideo.
Coltivazione biologica
Denominata anche “organica”, bandisce l’uso di qualsiasi sostanza chimica di sintesi sia per la difesa (fungicidi, insetticidi) sia per la coltivazione della vite (concimi, diserbanti). Prevede e promuove la conservazione e l’uso degli antagonisti esistenti nell’ambiente e/o la loro immissione se e quando necessari, con la finalità di controllare le avversità della vite (popolazioni fitofaghe o fitoparassite) e mantenerle entro certi limiti economicamente sostenibili. Il tutto è disciplinato dai “Regolamenti della Comunità europea sull’agricoltura biologica”: 834/2007 e 889/2008 e s.m.i. Le disposizioni applicative si trovano nel DM n. 18354 del 27.11.09.
Biodinamica
Metodo che si rifà alla “dottrina antroposofica” nata in Germania nel 1924 dalle riflessioni di Rudolf Steiner, che iptizza un’azienda agricola chiusa che non utilizza molti mezzi produttivi “moderni”, soprattutto provenienti dall’esterno. Seppure non riconosciuta a livello normativo, si basa su regole che bandiscono completamente la chimica e minimizzano l’uso delle macchine, nel rispetto del corso della natura, in particolare delle fasi lunari che determinano i processi produttivi e che prevedono esclusivamente l’utilizzo di preparati biodinamici in precise fasi dell’anno (compost prodotto da concime solido, materiale vegetale come fertilizzante, rotazioni colturali, lotta antiparassitaria meccanica e pesticidi a base di sostanze minerali e vegetali).“In un terreno sano la pianta crescerà naturalmente sana, di qualità e in grado di difendersi autonomamente dai parassiti”.
Articolo tratto dal libro “SPERGOLA - Un vitigno reggiano Viaggio tra storia, vini e territorio” di Giulia Bianco, Aliberti Compagnia Editoriale.